giovedì 17 luglio 2014

Un'idea per un pranzetto in spiaggia o un pic-nic?!

Pancakes pancakes e ancora pancakes. Eccheccavolo! Ma mangi solo pancakes? Ecco, questo è quello che potreste pensare visto anche anche oggi vi propino un'altra ricetta di pancakes!
Ultimamente pubblico solo pancakes, lo so, ma da quando ho scoperto che sono così semplici da fare li sto provando a fare in tutte le salse!
Voi avete mai provato a farli?
Se si, sono sicura capiate perfettamente il mio amore per queste frittelline americane.
Se no, please, provate a farle al più presto così capirete come mai sono ormai pancake dipendente.

L'ultimo esperimento è stato farle salate e ho pensato che possono essere perfette anche per voi che siete in estate, per un pic-nic o un pranzo sulla spiaggia perché anche fredde - a temperatura ambiente, non ibernate dal frigo intendo!- sono buonissime!

Per farle ho aggiunto all'impasto il Parmigiano Reggiano e il kale -che è tipo un cavolo nero che si trova qui in Australia- creando una sorta di pesto, ma voi potete usare degli spinaci o semplicemente mettere nell'impasto un bel cucchiaio di pesto e via! Pronti per un pranzetto goduriosissimo!

Appena li abbiamo assaggiati con la mia dolce metà, ci siamo guardati e abbiamo detto contemporaneamente: sarebbero perfetti con del prosciutto crudo!

E così, non paghi dei 150 dollari spesi al mercato biologico il sabato -si, qui si vive e si guadagna bene, ma si spende una fucilata in qualsiasi cosa, poi si, io ci metto pure del mio, ma tutto costa. E anche tanto!- siamo usciti bel belli solo per andare a spendere altri 20 dollari per un etto di prosciutto crudo e una mozzarella di bufala -125 gr centellinati come avessimo di fronte un tartufo pregiatissimo!

Ma sapete che vi dico?! Chissenefrega!!! Una volta ogni tanto si può. Eccome se si può.
In amore e in cucina tutto è permesso. Giusto? ...Mmm...forse il detto non era cosi', ma va be'!


Qui -ossia il mio nuovo blog in inglese On the flvaor road- trovate la ricetta.

 

http://www.ontheflavorroad.com/parmigiano-reggiano-savory-pancakes-recipe/

Ovviamente è in inglese, quindi se per caso siete come la mia mamma che ogni tanto mi dice "so che hai parlato di me nel blog perché c'è scritto mummy, ma non so cosa hai detto!" O se come papà vi sbellicate dal ridere provando a tradurre con google translate, per favore lasciatemi un commento e vi scrivo la ricetta anche in italiano!!!


Vi abbraccio forte e ora pero', visto che vi sto scrivendo con l'I-phone mentre vado a lavoro, metto le mani in tasca che ho le dita ibernate! Mannaggia all'inverno australiano :)!

mercoledì 2 luglio 2014

CREPES CON LATTE DI COCCO &...anche io voglio l'estate!!!

Voglio l'estate anche io!!! Uffi!!!

Qui fa un freddo becco! Stamattina avevo ben 4 strati: canottierina...carina eh, di pizzetto che se no il mio boy scappa a gambe levate, maglia a maniche lunghe, maglione di lana a collo alto e un altro magiole di lana, il tutto ricoperto da...un cappotto pesantissimo che usavo quando vivevo a Parigi piuuuuu' sciarpone e berretto...e...avevo un freddo caneeeee!!! Brrrr!!! Io voglio l'estate! Accipicchiolina!

E meno male che almeno in pausa pranzo riesco ad andare a fare una corsetta vicino all'acqua, tra tutti i moli che ci sono non tanto lontani dall'Opera House. C'e' sempre un bel sole ultimamente! Meno male! Ci manca ancora che piova e poi mi SUICIDIO (come dicevo quando ero piccola!).

Io sono qui che pubblico sul mio nuovo blog inglese (non lo avete ancora visto?!?! Come? Capperini, bisogna rimediare...eccolo QUI!) ricette invernali con stufati di agnello, vellutate di verdura e cose varie...ma se io ve le propino anche qua mi sa che mi sputate in un occhio!

Oggi pero' ho una ricetta che secondo me potete fare anche voi che vivete al calduccio :)

Cosa ne dite di crepes di grano saraceno (meglio conosciute come galettes) con latte di cocco?! Il latte di cocco sa di estate vero?!
Io dico che potrebbero piacervi! Anzi, sono certa che se le provaste vi piacerebbero eccome!

Io le ho mangaite con tahini, miele e fragole e la mia dolce meta' con il mio home made burro di arachidi, miele e fragole...si, in questo ci siamo ufficialmente Australianizzati!Appena e' finito il penut butter c'e' stato un momento di panico in casa...ahahah!

Crepes di grano saraceno e latte di cocco

250 gr di farina di grano saraceno
250 ml di acqua
250 ml di latte di cocco light*
2 uova
1 pizzico di sale
olio di cocco per ungere la padella -olio di girasole o di mais va benissimo lo stesso!-



In una ciotola capace mischiate con una frusta la farina, il sale e le uova - otterrete un composto grumoso-.

Mischaite in un'altra ciotola latte di cocco e acqua e aggiungetelo poco per volta al coposto di farina e uova sempre misciando con la frusta a mano (non c'e' bisogno di usare quella elettrica!).

Amalgamate fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo -se rimane qualche grumetto non preoccupatevi che intanto si sciogliera' mentre l'impasto riposa-.

Fate riposare l'impasto in frigo, coperto con della pellicola trasparente, per almeno 2 ore o anche tutta la notte.

Tirate fuori l'impasto e mescolatelo con la frusta delicatamente giusto per riamalgamarlo.

Scaldate una padella antiadretente almeno di 24 cm di diametro, ungetela leggermente con l'olio aiutandovi con un pezzetto di scottex o un batuffolo di cotone. Quando la padella e' calda, versatevi meta' mestolo del composto e spargetelo con l'apposito attrezzino spargi impasto.

Fate cuocere per un minuto e quando la parte a contatto con la padella e' dorato-marroncina, giratela aiutandovi con una spatola, fate cuocere per un altro minuto e poi mettetela su un piatto. Procedete cosi' fino a quando non avete terminato l'impasto.

Io di solito le faccio tutte, poi le farcisco e poi le rimetto in padella 1 minutino per farle scaldare.
In questo modo nessuno le mangia fredde e si possono mangiare tutti insieme. Ovvio, sempre che i tutti siano massimo 4 (numero di crepes che puo' entrare in una padella!) e se sono di piu...usate piu' padelle per scaldarle!


* Io uso il latte di cocco light non perche' fa figo o perche' voglia fare la dieta (cioe', un po' di dieta dovrei anche farla, ma io ho la scusa di essere in inverno quindi...nascondo tutto sotto mille strati e magno a piu' non posso!) ma perche' e' meno denso di quello normale. Quindi se non trovate il latte di cocco light potete usare quello normale, ma aggiungete 50 ml di acqua! Quindi 300ml di acqua e 250ml di latte di cocco.





p.s. mi scuso per gli accenti, ma quata Be...lin di tastiera inglese non ha tutte le nostre letterine carine :)! 'Sti inglesi! ahahah!

Vi abbraccio fortissimo!!!
Ema


venerdì 20 giugno 2014

PANCAKES sglutinati e un grazie speciale

Ma voi avete mai provato a fare i pancakes?!
Io li ho sentiti nominare per anni e li ho sempre visti come un'entità aliena e qualcosa di decisamente troppo difficile da fare.
Ecco, non avevo capito un emerito tubo!
Ma come fa una ricetta americana ad essere difficile?!? Sarebbe un controsenso! Dovevo darmela un po' prima cavolini!
Sta di fatto che una mattina mi sono svegliata e ho detto: provo!
Ricetta di Martha alla mano in quattro e quattr'otto ho tirato fuori dei pancakes goduriosissimi.
Difficili?!? Ma neanche un po'! Di usa semplicità disarmante direi.
È visto che la voglia di pancakes arriva un po' quando meno te lo aspetti e non bevendo latte ecco li che una mattina in cui mi sono svegliata con tutti i pancakes nella testa -ma no, non è un modo per far venire i capelli tutti belli, io intendo dentro alla testa, un sogno!- mi sono detta: perché non provare a farli con il latte di cocco?
E poi lo step successivo: perché non sostituire l'uovo con la banana?!
Quindi, ricapitoliamo: questi pancakes sono senza glutine, senza uova, senza latte...insomma senza un bel tubo di niente, ma sono buonissimi :)!
Metteteci sopra quello che volete, dal miele allo sciroppo d'acero, dalla confettura alla nutella o magiateli anche così, nature, che sono beautiful come dicono gli inglesi :)!



E dov'è la ricetta?!?
Oggi faccio un po' la furbetta e vi rimando al mio nuovo blog On the falvor road.
Arricciaspiccia è il mio primo amore e fine ogni primo amore, non posso certo scordarmene, ma gestire un blog in inglese è un po' un caos. Capperini, scrivere un post in inglese non è mica semplice eh :)!

Vi abbraccio fortissimo! Una ad una!

Ed un'abbraccio mega va alla dolce Ste che non smetterò mai di ringraziare per aver creduto in me fin dagli albori :), a Vaty e a Benny :)! Vedere la mia ricetta prima tra tante splendide ricette di "Per un pugno di Mandorle" è per me un vero onore :)! Grazie di cuore ragazze :)!!!

venerdì 30 maggio 2014

Vegan Pho Soup: ne voglio ancora!

Seppur veloce, un piccolo post volevo lasciarlo anche questa settimana!

Una delle cose che amo di più di Sydney è la varietà di cucine che si possono trovare.
Passeggiando per Crown St in Surry Hills -un quartiere bellissimo con tutte le casette unifamiliari stile inglese, tutte di colori diversi e le ringhiere di ferro battuto tutte arzigogolate- si trovano uno dopo l'altro, ristorantini di ogni tipo: giapponese, thailandese, vietnamita, cinese, francese, italiano -mai provato e penso mai lo proverò! Non so perché ma ho un rifiuto per i ristoranti italiani all'estero. Considerando che anche in Italia i ristoranti davvero buoni non sono così semplici da trovare, figurati in Asustralia: un paese in cui la pasta è al dente quando per noi è tutta appiccicaticcia e collosa, dove la carbonara è con un litro di panna se no "it's not creamy enough" (non è abbastanza cremosa!), un paese in cui si pensa che cicken parmigiana (una fetta di pollo impanato con sopra pomodoro mozzarella e una gratta di bel parmigiano australiano -_-) sia uno dei piatti tipici italiani insieme a pasta e pizza. Ecco, credo di aver reso sufficientemente l'idea!- e continuando la lista: messicano,  nepalese, un pub australiano, indiano e chi più ne ha più ne metta!


Insomma, per me questa è una figata senza confine!!! Adoro provare tutti questi nuovi sapori freschi, ricchi, speziati. Diversi. E ciascuno a suo modo: deliziosi!

Da quando ho scoperto questa zuppa ne sono diventata dipendente. Fate voi che la scorse settimana l'ho mangiata ben 3 volte di seguito -con la mia dolce meta' che  giustamente mi prendeva in giro!-E-che-ci-posso-fare?!? Mi piace un sacco! E poi lo so come sono: se mi fisso con una cosa potrei mangiarla per giorni e giorni senza stufarmi!
Questa soup e' ottima sia nella versione originale nella quale il brodo e' di carne e quando è il momento di servirla si mettono nella ciotola striscione sottilissime di carne cruda che si cuociono con il calore del blodo stesso, che quella vegana con tofu e brodo fatto con l'aggiunta di funghi shiitake anziché carne.
I funghi shiitake sono un tipo di funghi cinesi che sono saporitissimi! Qui io ho la fortuna di trovarli freschi, ma voi potete usare quelli secchi che trovate nei negozi di specialita' asiatiche, mettendoli in ammollo per un po'. Ora che ci penso pero', potreste farla anche con i funghi porcini secchi. Caspita! Secondo me viene una bomba!

Il profumo che pervade la casa mentre il brodo cuoce è qualcosa di divino: provare per credere!

Ora eccovi la ricetta:

Pho soup vietnamita in versione vegana


Per il brodo:
8 cups di acqua (circa 2 l d'acqua)
1 cipolla tagliata a fette
2 spicchi d'aglio schiacciati
2 cm di zenzero tagliato a fettine
10 gambi di coriandolo (tenete da parte le foglie per quando impiattate)
10 gambi di basilico (tenete da parte le foglie per quando impiattate)
4 shiitake freschi (o secchi o porcini secchi ammollati in acqua per mezz'ora)
1/2 carota
1 gambo di sedano (facoltativo)
1 anice stellato
1 stecca di cannella spezzata in due
1/2 cucchiaino di pepe nero macinato fresco
1 e 1/2 cucchiaini di sale grosso
2 cucchiai di tamari (o salsa di soia se non siete gluten free)



Mettete tutti gli ingredienti in una pentola e fate cuocere a fuoco basso per un'ora da quando inizia a sobbollire. Filtrate il brodo e rimettetelo sul fuoco basso basso.

Per completare:
400 gr di silken tofu
Fecola di patate
Olio di girasole per friggere
4 cipollotti  (la parte bianca tagliata a pezzetti di 2 cm e la parte verde a rondelline)
Coriandolo e basilico tritati al coltello (le foglie che avrete tenuto da parte)
Germogli di soia
100 gr di noodles di riso (quelli che preferite, io ho usato quelli tipo trenette)

Preparate il tofu tagliandolo a fette di mezzo centimetro e mettendolo ad asciugare tra due fogli di carta assorbente.
Mettete un po’ di fecola di patate in un piatto e impanatevi il tofu (state attente perché il silken tofu è un po’ delicato). Disponetlo quindi su un foglio di carta assorbente.
Scaldate almeno 3 cucchiai di olio di girasole (in questo modo il tofu viene bello croccante fuori e morbido dentro) in una padella antiaderente e quando è caldo aggiunmgetevi il tofu. Fatelo cuocere a fuoco medio alto per 5 minuti o finche non sarà dorato, quindi giratelo, salatelo leggermente e fate cuocere per altri 5 minuti. Quando è pronto mettetelo su carta assorbene.

Mentre il tofu cuoce, portate a bollore dell’acqua (se non avete il bollitore, mollate tutto li dov’è e andate a comprarlo...siete ancora li :) ?!?!?) e versatela sui noodles. Lasciate i noodles in ammolo per dieci minuti, sgrovigliateli con una forchetta e scolateli. Teneteli da parte.

E’ giunto il momento di prepare il piatto:
Dividete in due ciotole capienti i noodles, adagiatevi sopra il tofu e i germogli di soia e coprite tutto con il brodo caldo.
Aggiungete infine i cipollotti e il coriandolo e il basilico. Servite con una fetta di limone o lime –questa non e’ facoltativa :)! Sentirete come sta bene!


Enjoy!

Se non trovate il silken tofu che è piu morbido di quello comune, usate pure quello piu' duro -firm tofu-. In quel caso potete anche evitare di impanarlo, facendolo subito friggere in padella finché non sarà dorato.

mercoledì 21 maggio 2014

Mai sentito parlare di alpaca?

Ormai ci ho ripreso gusto. Scrivere il blog mi mancava così tanto.
Un post a settimana. Per ora ci sto riuscendo e sono sicura non vi deluderò :)!

Mentre quando ero a Milano scrivevo i post sul tram e camminando per strada rischiando di prendere facciate contro i pali, qui a Sydney lo scrivo mentre vado a piedi a lavoro: attraverso tutte le mattine Hyde Park, un parco bellissimo e tenuto meravigliosamente bene tanto che quando un giorno ho mandato la foto a papà mi ha chiesto se lucidassero le piastrelle!

Questa oasi verde mi porta in città dove gli autobus sfrecciano a velocità inaudite e i rumori si amplificano sempre di più quasi a ricordarmi che è finita la pacchia e che un nuovo giorno di lavoro mi aspetta.

Questa mattina fa freddino. Sono tutta imbacuccata nella mia sciarpona di lana e il mio abbigliamento ha qualcosa di decisamente australiano: vestitino carinissimo tutto elegante, calze a rete e...vi starete chiedendo cosa c'entra tutto ciò con il pazzo stile australiano? -un po' crazy come quello inglese- del tipo mi butto nell'armadio, faccio una piroetta ed esco, poi se ho la fortuna di uscire con la gonna giro passera e una maglietta tutta scollata ancora meglio!- bè, c'entra perché udite udite, ho le scarpe da ginnastica, si si, proprio quelle che si usano per correre. Un orrore. Come stroncare l'eleganza e la sensualità in un nano secondo. Lo so. Ma sono così comode!!! Ma si, dai, poi le cambio appena arrivo a lavoro, anche se a volte mi dimentico e inizio a girare per l'ufficio con questa mise raccapricciante :).
Perché australiana? Perché qui tantissime ragazze vanno in giro vestite di tutto punto e con le scarpe da ginnastica! Camminare con tacco 12 ti farà sentire super figa, ma personalmente se devo fare più di 10 m sono già in difficoltà e ho la sensualità del famoso ippopotamo con il tutù e il tacco 12. Fate voi. Quindi una sana scarpa da ginnastica è la soluzione migliore per driblare al meglio chiunque abbia stoltamente deciso di percorrere la mia stessa strada, ma in senso opposto. Ma come si permettono :)?!? Io sto scrivendo il mio blog!

Ecco mi sono appena inciampata attraversando un semaforo. Ma che figura! E poi ad un semaforo è inutile sperare che non ti abbiano vista. Sono li a non fare un tubo e quello che aspettano sei proprio tu, che ti inciampi e regali loro un sorriso facile facile che male non fa la mattina presto. Quindi vediamola così: ho fatto del bene, non una figuraccia. Vero?!? - contraddire non è ammesso :).

Arriviamo a questa povera ricetta se no qui scappare via senza sapere di cosa si tratti.

Qui è autunno e nelle ultime settimane ha fatto super freddo. C'erano addirittura 10 gradi che per Sydney vi assicuro significa che "it's freezing!" - si congela!

Detto ciò, di questa stagione il comfort food per eccellenza non può essere che un bello stufato. Lo so che per voi è finalmente passato quel periodo dell'anno e che vi farà strano leggete ricette con zucca broccoli cavolo nero cavolfiore, no cavolfiore no, se no mi ritrovo fuori casa! -ma prima o poi glielo nascondo da qualche parte! Lui già lo sa :) e lo teme tantissimo! Povero! - e chi più ne ha più ne metta, ma fin dai conti sono a testa in giù e questo è quello che passa al convento :)!

E così, che stufato sia.
Con che carne?

L'alpaca.

Mai sentito parlarne prima finché una signora al mercato all'una meno dieci (all'una sbaraccano tutto e guai a te se compri qualcosa dopo l'una!) inizia a sbraitare qualcosa tipo "last cuts only15 dollars" -ultimi tagli solo15 dollari!". Mmm...incuriosita mi avvicino. Chiedo cosa sia. Mi dice che il sapore è tra quello della capra e il vitello, che è una carne magrissima e che piace ai bambini. La voglio!

Dunque, il vitello lo ha visto solo un fotografia e non so come i bimbi possano adorare una carne dal sapore così forte, sta di fatto che a me è piaciuta moltissimo nonostante non sia una mega fan della carne di capra. Questa carne è capra schietta. Forse un pochino più delicata. Tenerissima e senza un filo di grasso! Ottima!

Personalmente non ne avevo mai sentito parlarne prima. Poi dopo qualche mini ricerchetta sul web ho capito che si trovano soprattutto in Sud America e qui in Australia ovviamente visto che il mercato è "organic, km zero e chi più ne ha più ne metta" E poi cosa ti scopro dalla mamma della mia dolce metà?! Che queste capre un po' cresciutelle sono anche a Santa Maria Maggiore, nella Val Vigezzo. Insomma questi alpaca sono ovunque!
 
Compriamo questa alpaca. Un taglio per spezzatino. E qui il dilemma.
Ecco, per una persona normale proprio non lo chiamerei dilemma, ma per una food blogger super golosa...si :)!
Opto per due modi diversi, uno più classico con carota cipolla, un goccino di concentrato di pomodoro, tanto rosmarino, un pizzico di paprika dolce e patate e un'altro con cavolo nero e patente ma con un tocco speziato dato da cannella, finocchietto, noce moscata. Il cavolo nero la fa da padrone, paradossalmente esaltando il sapore della carne. Le spezie danno quel tocco in più. Lo rifarò sicuramente!

Spezzatino speziato di alpaca con cavolo nero


Per 2/3 persone:
500g di carne di alpaca (taglio da spezzatino)
200g di cavolo nero (costa centrale inclusa nel peso)
2 spicchio d'aglio
2 stecca di cannella
1 cucchiaino di semi di finocchietto
1/2 di cucchiaino di noce moscata
4 foglie di alloro
1/2 di bicchiere di vino bianco secco per sfumare
4 cucchiai di olio evo
Sale





Pulite il cavolo nero provandolo della costa centrale. Lavatelo e tagliatelo a striscette di 2 cm (nel verso perpendicolare alla costa).

In una casseruola mettete l'olio evo e lo spicchio d'aglio sbucciato e tagliato a metà e tutte le spezie.

Quando l'olio è caldo aggiungete la carne e fatela rosolare per 4-5 minuti rigirandola abbastanza spesso di modo che non si bruci.

Aggiungete il vino (se fosse freddo di frigo aggiungetelo in un angolo della casseruola in cui non ci sia carne!) e fatelo evaporare per bene continuando a mescolare con un mestolo di legno.

Quando il vino è evaporato aggiungete il cavolo nero, salate e coprite con almeno mezzo litro d'acqua bollente (non preoccupatevi se dovesse sembrare troppa, sono sicura che durante la cottura dovrete aggiungerne ancora!). Coperchiate e lasciate sobbollire per 2 ore mezza-3 ore.

Nota: Non scoraggiatevi se dopo un'ora e mezza la carne sembra dura come un baccalà! Io ero un po' scettica, ma continuando la cottura è diventata tenerissima! Questo è dovuto al fatto che è una carne molto magra.



lunedì 12 maggio 2014

Tante mandorle e un po' di crisi di identità

Dopo un breve viaggio in Italia pieno di amore e tanto buon cibo, io l'aspettavo al varco.
Tornata alla normale vita australiana, sarà un po' per la nostalgia di casa, la malinconia delle bellissime giornate passate con le persone a cui voglio più bene al mondo, sta di fatto che anche quest'anno eccola li: la mia dannata crisi di identità!
Ingegnere o food-qualcosa?!?
E come ogni anno la risposta è...si, il mio lavoro mi piace, qui a Sydney è super, MA...ma la passione per la cucina è viscerale, non riesco a darle un freno, MA...cosa fai molli tutto, poi per cosa?!?...ma, ma, ma e ma, eccheccavolo! Per favore qualcuno mi può dare la risposta a questo dilemma esistenziale?!

Nell'attesa di trovare una risposta che chissà se mai arriverà, ho deciso di rimettermi a scrivere questo mio diario e quale miglior motivo per farlo se non partecipare al contest di una delle più grandi (non in statura, ok, ma tra i 12 cm di tacco e il suo carattere da vera donna con gli zebedei, altro che alta...diventa altissima!!!) ed ammirate blogger, la dolcissima Ste!
Poi mettici pure che a me le mandorle piacciono un sacco ed ecco che come fai a dire di no ad un contest così :)!

Dopo mesi di "inattività" un po' in cucina e soprattutto da blogger, mannaggia quanto è difficile farsi venire idee interessanti.
Ed eccomi li ad arrovellarmi per trovare qualcosa che possa essere all'altezza e, pensa che ti ripensa, ecco a cosa sono approdata...

Se il tema è "per un pugno di mandole", che mandole sia, dall'inizio alla fine. Magari un po' più di un pugno, ma mandole mandole e solo mandorle!

Ora, c'è da dire che l'Australia, per quanto la osanni sempre come un paese strafigo con buona cucina e ottimi ingredienti, sulle mandole mi cade un po', un po' tanto...
Mi ricordo che un anno fa, appena arrivata, avevo ritrovato sperdute in una tasca della borsa delle mandole di Avola - ecco, ora non chiedetemi cosa ci facessero delle mandole buttate a caso nella borsa, perché io lo so che anche voi nelle vostre borse avete cose che viaggiano con voi per mesi e anni, così, "perché non cambio mai la borsa perché almeno so che in quella ho già tutto quello che mi serve."...e a quanto pare, anche qualcosina di più di quello che serve!-. Tornado a noi, mi ricordo che assaggiando quelle mandorle dopo aver mangiato quelle australiane, ho subito pensato che ci fosse un abisso, che quelle si che erano mandorle, non quelle australiane che di mandorla hanno solo il nome e che in realtà sono dei pezzi di plastica molla a forma di mandorla grassa -si, perché sono più tondeggianti e paffutelle!

Detto ciò, non oso immaginare come questo dolce potrebbe essere delizioso se fatto con le mandole vere, quelle siciliane, le uniche che possano essere chiamate MANDORLE.

Anyway, se mandorla deve essere, che mandorla sia, in tutto e per tutto.

Una mousse di mandole che nella mia testa avrei voluto fare senza panna, ma per fare questo avrei dovuto avere il sifone -credo, ma che con un goccino di panna (pochissima!) prende quella cremosità, che vi dirò, male male non sta! Bisogna metterne pochissima, giusto il minimo indispensabile per rendere fluffy la "mousse" che ho fatto mettendo in ammollo per una notte le mandole, frullandole poi con dei datteri e un cucchiaio di malto di riso per ottenere una crema di mandole leggerissima. E per darle quel goccino di dolcezza in più ho aggiunto un cucchiaio di zucchero di canna integrale che ci ha regalato la mamma della mia dolce metà :).

Fatta la mousse ci vuole un po' di croccantezza e, oltre al semplice croccante di mandole, vuoi non fare un biscotto leggero fatto solo con mandole, albume, pochissimo zucchero e un pizzico di cannella che con il dattero ci va a nozze.

E con il tuorlo che avanza? Niente di meglio che una crema inglese all'arancia che "pulisce" il palato dalla cremosità della "mousse" e che trasforma il biscottino croccante in qualcosa di delizioso.
Ovviante la crema inglese fatta con il latte di mandola. Comprato direte -e sperate- voi...ma va?!? Perché rendersi la vita semplice quando ce la si può complicare per bene?!
E così eccomi a fare anche il latte di mandorla. Semplicissimo. 1 cup di mandorle in ammollo per 36 ore, scolate e frullare con 4 bicchieri (...facciamo 3! E ora vi spiego il perché!) di acqua.
Un'operazione di una semplicità disarmante se non fosse che la tenuta stagna del vostro food processor lascia il tempo che trova e vi ritrovate ad avere latte di mandola lanciato vorticosamente per tutta la cucina -_-! Ma come ciascuna di voi, mica mi faccio abbattere da una cosina così e alla fine, credo che un 3 bicchieri di acqua li dentro siamo rimasti per formare un super denso e mandorlosissimo latte di mandorla!
Le mandorle tutte sparasciate le ho poi messe in forno di modo che di asciugassero formando così la farina che ho usato per il croccante e i biscotti. Perché in cucina non si butta mai via niente :)!



Semplicemente Mandorle 


Per il latte di mandorla (non zuccherato):
1 bicchiere di mandorle con la pelle
3 bicchieri di acqua

Lasciare in ammollo le mandorle per 36/48 ore cambiando l'acqua ogni 12 ore. Quindi scolate le e mettetele nel frullatore con l'acqua e frullate finché le mandole saranno ridotte in poltiglia.
Se avete solo il robot da cucina frullate prima le mandole con un bicchiere d'acqua e poi aggiungete il resto dell'acqua.
Filtrate il tutto con un colino.
Le mandorle frullate potete poi disporle su una teglia e metterle in forno a 100 gradi finché non si saranno asciugate. Ecco li che avete la farina di mandorle. La mia è rimasta grossolana ed è come la volevo (perfetta sia per biscotti che per il croccante!)

Per il biscotto di mandorle:
1 albume
3 cucchiai di zucchero semolato fine
10 cucchiai di farina di mandorle
1/2 cucchiaino di cannella

Montate il bianco d'uovo con un pizzico di sale e quando fa i picchi aggiungete lo zucchero un cucchiaio alla volta. Quindi aggiungete la farina di mandorle e la cannella e mescolate il tutto finché non avrete ottenuto un composto omogeneo.
Rovesciate il composto su un foglio di carta da forno e copritelo con un secondo foglio e appiattite tutto con il mattarello fino a raggiungere 1mm di spessore.
Togliete il foglio superiore, trasferite su una teglia e infornate per 10 min a 200 gradi. Mettete il biscotto su una gratella e lasciatelo raffreddare leggermente. Sarà un po' mollo. Non spaventatevi. Togliete la carta da forno e trasferitelo sulla griglia del forno con la parte che era a contatto con la carta rivolta verso l'alto.
Fare cuocere a 100 gradi per 15 min e lasciate raffreddare nel forno. Diventerà croccantissimo.

Per la crema inglese all'arancia:
125 ml di latte di mandorla
1 tuorlo
3 cucchiai scarsi di zucchero
1 pezzetto di scorza d'arancia

Mettete a scaldare il latte di mandorla con la scorza senza farlo bollire.
Nel frattempo con una frusta montate il tuorlo con lo zucchero, quindi aggiungete il latte (anche la scorza) Mischiate bene di modo che il composto diventi omogeneo e rimettete sul fuoco basso continuando a girare con la frusta.
Quando si addensa (dopo 3 minuti circa) senza che bolla è pronta.
Trasferitela in una ciotolina, aggiungete una grattati a di scorza d'arancia e tenetela da parte.

Per il croccante:
3 cucchiai di zucchero semolato
3 cucchiai di farina di mandole (non fine o mandorle frullate grossolanamente)

Preparate sul piano di lavoro due fogli di carta da forno e il matterello.
In una casseruola dal fondo spesso fate sciogliere lo zucchero a fuoco medio. Quando diventa di colore ambrato (fate attenzione che non si bruci) - 3 minuti circa - abbassate il fuoco al minimo e aggiungete le mandorle. Girate bene di modo che si amalgamino al caramello. Fate colare il composto su un foglio di carta da forno, coprite con il secondo e stendetelo con il mattarello fino ad uno spessore di 2 mm. Riponete in freezer avvolto nella carta da forno e dopo 10 minuti -sarà solidificato- tagliatelo a pezzetti piccoli (2mm circa). Otterrete così una sorta di pralinato.

Per la mousse:
60 gr di mandorle con la pelle
3 datteri
1cucchiaio di malto di riso (o miele di acacia)
Panna montata q.b. (4 cucchiai colmi)
1 cucchiaio di zucchero di canna integrale

Lasciate in ammollo le mandole per una notte, quindi scolatele e frullatele.
Mettete in ammollo i datteri privati del nocciolo per 2 min in acqua bollente, quindi togliere la buccia e metteteli nel frullatore con le mandorle, aggiungete anche il malto di riso (o miele). Frullate il tutto e tenete da parte.
Montate la panna senza zucchero.
Prelevate 80 gr di composto di mandorle e aggiungetevi due cucchiai di panna. Mischiate energicamente. Aggiungete poi delicatamente gli altri due cucchiai di panna.
Incorporate il croccante (tenetene da parte un pochino per la guarnizione!) e mettete in un sac a poch dal beccuccio largo -di modo che i pezzetti di croccante passino...non come ho fato io che avendo quello piccolo, mi si sono inceppati -_-!

Montate il dolce:
mettete sul fondo senza essere troppo precise la crema inglese, poi un pezzo di biscotto rotto con le mani irregolarmente, un po' di mousse, un'altro pezzetto di biscotto più piccolo, la mousse, il biscotto e ancora un pochino di mousse. Mettete sopra la spolverata di croccante e...Enjoy!



Insomma, come primo post devo dire che mi sono difesa bene...è chilometrico mannaggia :)!

Con questa ricetta partecipo al contest di Ste "Per un pugno di mandorle":



Un bacino grandissimo a tutte e uno speciale a Ste, Benny e Vaty!!!



lunedì 7 aprile 2014

Dall'apatia culinaria alla vera FELICITA'

Mamma mia da quanto tempo non scrivo il blog…Tanto.Troppo.Troppissimo. 
Se mi è mancato?! Domanda assolutamente retorica perché la risposta ovviamte è SI. Da impazzire. 

Solo da quando mi sono trasferita in una nuova casetta nel cuore di Surry Hills -a Sydney- con la mia dolce metà e solo da quando ho, finalmente dopo tanti mesi, una cucina bellissima tutta per me, ho realizzato che non scrivevo più il blog, non perché avessi necessarimente di meglio da fare o perché non mi interessasse più, ma esclusivamente perché non avevo più fantasia in cucina. Non mi sentivo più serena tra i fornelli. Non pensavo più al cibo e alla cucina come avevo sempre fatto. Una subdola “apatia culinaria” mi aveva pervasa senza che me ne rendessi conto. Una sensazione che a posteriori capisco quanto mi abbia fatto vivere male. 

Perché -e chi ha la mia stessa passione sono certa mi capirà benissimo- cucinare per me era – e finalmente lo è di nuovo - sempre stato una valvola di sfogo, un mometo con me stessa, un momento di pura felicità e tranquillità. Datemi un coltello –certo, non un coltello qualsiasi…lo so, sono una rompi scatole, ma volete farmi credere he non avete anche voi il vostro coltello preferito?!? - qualcosa da tagliare e un piatto da inventare e io me ne sto buona buona nella mia bubble con un sorriso appena accennato fuori e che nel cuore è un sorriso a 32 denti. 
 
Per troppo non ho avuto questa sensazione. Per troppo tempo il coltello in mano era solo un mezzo per tagliare qualcosa e rimediare una cena. Il mio ometto che ha vissuto con me tutto questo periodo direbbe che il coltello lo avrei anche usato per fare qualcos’altro :)…ma rimaniamo alle frasi precedenti che è meglio!!! 

Cosa mi ha fatto perdere, mi correggo, mettere in stand-by, questo mio sviscerato amore? Direi che la risposta è semplicemente il non avere una cucina mia, o meglio, una cucina che sentissi mia. Condividere la casa con altre persone è anche questo e per chi come me ama così tanto cucinare, questo è un limite enorme. 

Non sentirsi a proprio agio in cucina è una sensazione fastidiosissima. Voler cucinare e trovare la cucina occupata. Tornare e trovarla sporca e incasinata. Cucinare con l’ansia che qualcuno arrivi e che debba cucinare anche lui. Sembrano scemate, ma per me proprio non lo è stato. 


Ma ora è acqua passata. Grazie al mio amore e grazie a questa splendida casetta che abbiamo. Finalmente la mia folle passione per la cucina ha fatto nuovamente capolino nella mia vita e mi rendo davvero conto di quanto questo significhi che sono finalmente serena e felice come non mai. 




Qualche settimana fa Beatrice, meglio conosciuta nella blogsfera come Betulla, mi ha scritto una mail chiedendomi di partecipare al suo carinissimo contest “La food blogger cucina qui” e così mi sono detta why not? Ora che nella mia nuova cucina ci sguazzo come una bimba con i suoi stivaletti rosa che salta nelle pozzanghere non potevo proprio esimermi dal partecipare. 

Allora eccomi qui, tutta gongolante a presentarvi la MIA nuova cucina.



Questa cucina è un sogno per le sue dimensioni esagerate: piani di lavoro a non finire, che nonostante sembra sempre non bastino mai, qui proprio non ho alcun diritto di dire che “non c’è abbastanza spazio”. 
 
Una cucina megagalattica che a quanto pare il proprietario ha pagato una fucilata (qualcosa come AUD 32.000), un proprietario che però, permettetemi di dirlo, di cucina non ci capisce un beneamato cavolo: ma come accipicchia puoi avere una cucina da super chef galattico e non avere vicino al lavandino un piano in cui appoggiare piatti e pentole bagnati. Va bene che questo signor miliardario usava la lavatrice, ma una caspita di tazza l’avrà mai lavata? -mmm...dubito!- E dove accipicchia la metti ad asciugare?! Per non parlare dell’acqua che appena lavi due piatti ti allaga tutto il piano…Poi…fuochi?!?! No, giammai, come può una cucina essere iper-mega-fashion con i fuochi? Mettiamo le piastre a induzione così alziamo un po’ il prezzo, già che la cucina sta costando poco J. Su questo però, devo essere sincera, nonostante fossi parecchio scettica all’inizio, mi sono completamente ricreduta! Non sono per niente male! 

Ma queste sono solo le considerazioni che ho fatto la prima volta che ci ho messo piede, poi, basta un po’ di organizzazione e una cucina super-fashion e basta diventa in un batter d’occhio una cucina super-fashion e super funzionale! 

Appena finito il trasloco -per questo ci sarebbe da aprire un capitolo a parte, ma ve lo risparmio- la prima cosa che ho fatto è stato mettere a posto le mie pentole con cura meticolosa, tirandole fuori una per una e cercando per loro il posto migliore. Ho sistemato tutti i miei attrezzi e attrezzini da cucina riponendoli con occhi sognanti in cassetti luccicanti. E poi le teglie, i taglieri, il tanto agognato foodprocessor, comprato 4 mesi prima e mai aperto per le ragioni di cui parlavo prima e tutte le mille cose cosine e cosette che abbiamo noi “drogate di cucina”. Per non parlare della dispensa: un cassetto per le cose per fare i dolci, uno per le nuts, uno per le conserve insomma, tutto organizzato secondo la mia mente contorta da cuochetta tutta matta. Non vi dico che sensazione di felicità mi pervadeva ad ogni gesto fatto per sistemare quella che finalmente era di nuovo una MIA cucina, in cui lo spazio era MIO e di nessun altro. Solo MIO. MIO. E ancora MIO! 
 
Che felicità! E che meraviglia cucinare finalmente per il mio amore con una libertà e serenità mai avute prima. Ecco, certo c’è da dire che tutta questa felicità non è da attribuire solo ad una cucina, quella fa, sicuramente, ma la vera serenità me la regala ogni giorno lui, la famosa metà della mela che ho finalmente trovato, con i suoi sorrisi e le sue attenzioni, con i suoi gesti ed il suo amore. E’ a lui che devo tutto questo. Solo a lui. 
 
Spero di non essere andata fuori tema per il contest di Bea, ma avevo davvero bisogno di condividere con voi questo fiume di emozioni che mi hanno travolta e cullata in questi ultimi mesi.
 
Come già detto, con le foto che vedete partecipo al Contest di Betulla "La food-blogger cucina qui".